La nascita dell’hip hop

L‘hip hop è un movimento culturale nato agli inizi degli anni ’70 nel Bronx di New York e rappresenta l’espressione più diffusa della comunità afro-americana negli ultimi decenni.

Per un decennio il Bronx venne abbandonato a se stesso e alle dure leggi della strada, diventando la capitale statunitense del crimine, fu la nascita dell’hip hop che portò un vero cambiamento in positivo per questo quartiere.

Il “giorno zero” dell’hip hop può essere individuato nell’11 agosto 1973 quando Clive Campbell, in arte Dj Kool Herc, riconosciuto a livello mondiale come il primo pioniere dell’hip hop, si presenta con qualcosa di incredibile che lascia tutti a bocca aperta: due giradischi, un mixer e una nuova tecnica incredibilmente rivoluzionaria che permetteva di mettere in loop le sezioni più ritmiche dei dischi e che di lì a poco avrebbe radicalmente cambiato il panorama musicale.

Grande influenza nell’ hip hop ha avuto anche il maestro del soul, James Brown, come testimoniano i numerosi campionamenti delle sue canzoni nel primo hip hop, e in parte c’è stato anche l’influsso del Reggae, soprattutto grazie all’attività del giamaicano Kool DJ Herc, vocalist pioniere di primi anni ’70.

L’hip hop si basa su quattro discipline principali, derivanti dalle più comuni e immediate forme di espressione artistica: il rap, la graffiti art, l’arte delle bombolette, la breakdance, legata al ballo, ed infine il DJing e l’MCing costituenti l’aspetto musicale di questa cultura.

Alla fine degli anni ’90 l’hip hop dilaga definitivamente nel mondo, generando scuole nazionali che ne rispettano la grammatica senza rinunciare alle particolari inflessioni locali, anche italiane. Spesso l’hip hop diventa un mezzo per praticare interventi educativi, promossi anche dagli enti pubblici, nei confronti dei ragazzi delle periferie, stimolando le persone a interrogarsi sulle proprie radici e sulla propria cultura. È interessante osservare la fondamentale funzione sociale ricoperta da questo movimento.

SIC ha saputo riconoscere il potenziale nell’hip hop come mezzo per valorizzare e diffondere l’arte di strada, organizzando e offrendo corsi sulla disciplina, con l’unico di scopo di unire i ragazzi e insegnare loro quest’arte.

 

Banksy, profeta della street culture

Banksy è il nome d’arte di un leggendario writer britannico, uno dei maggiori esponenti di sempre della urban art, la cui vera identità è ancora oggi sconosciuta.

Sempre squisitamente satirica e sovversiva, la street art di Banksy non nasce mai come semplice risposta ad un’urgenza espressiva qualsiasi: è una vera e propria cosa viva, capace di istigare nella mente dello spettatore profonde domande sul mondo moderno, di farlo riflettere.

Bansky tratta temi come le farraginosità della società occidentale, le atrocità della guerra, il conformismo, le brutalità dei mass media come strumento di propaganda e delle forze dell’ordine come strumento di repressione. La sua opera sembra perennemente alla ricerca delle contraddizioni nascoste della società moderna, delle sue ipocrisie e dei suoi crimini, e tutto ciò usando il linguaggio, l’immaginario e i codici della cultura di massa e della cultura pop.

È famosissimo per il sapiente e ormai inconfondibile uso dello stencil, il principale strumento pittorico nel suo arsenale, utilissimo per poter realizzare i suoi graffiti molto in fretta e con un’ampia precisione.

Banksy è anche in aperta polemica con il mondo della diffusione tradizionale dell’arte ed in particolare con la mentalità dei magnati dell’arte. Molte sue opere alludono a ciò e spesso Banksy è solito appenderle clandestinamente nelle gallerie d’arte più famose del mondo, con gran clamore mediatico volta per volta.

Nonostante Banksy sia un nome ormai conosciuto in tutto il mondo e la sua arte celebrata e rinomata nella cultura pop così come in quella accademica, il misterioso writer di Bristol ha sempre preferito l’anonimato: come se non volesse attribuire a quelle opere una faccia, un volto, il pensiero di qualcuno con un nome ed un cognome, bensì piuttosto renderle il pensiero inespresso di una generazione, la voce latente di un popolo insoddisfatto, un vero e proprio profeta della street culture.

L’urban art è un fenomeno complesso e caleidoscopico: come si può racchiudere in una sola definizione?

L’unico massimo comun denominatore che è possibile trovare, plausibilmente, è quello dell’urgenza dell’espressione artistica come rivendicazione sociale. Il resto è gradito, ma sempre opzionale.

Partiamoci dalle basi: la forma di urban art più famosa esistente è il graffitismo. Il graffitismo è una forma di pittura murale diffusa ovunque, e consiste principalmente nel dipingere il proprio nome d’arte, in gergo “tag”, in maniere esteticamente eccentriche sui muri del tessuto urbano.

Le tecniche sono svariate, e comprendono l’uso di bombolette spray, stencils, aerografi, acrilici, poster e virtualmente ogni strumento artistico che possa essere usato in maniera abbastanza rapida ed incisiva.

Questa però è solo la forma più elementare del fenomeno. Il graffitismo stesso ha molte sfumature. In primo luogo, è spesso una importante voce dei quartieri periferici delle metropoli, dove la cultura della strada e la sua espressione come graffitismo diventano una sola cosa.

Ma ogni graffitaro, a prescindere dalla sua inclinazione, cerca di sviluppare uno stile e una personalità tutta sua, in modo da distinguersi nei panorami della urban art e creare un suo “marchio”.

Questa ricerca artistica è spesso stata così potente da emancipare l’arte di strada dalle sue origini graffitare e rendere questa forma artistica non più un puro capriccio estetico, ma una tradizione che cerca di esprimere un messaggio, spesso sociale, politico o comunque di contestazione.

Banksy è un famosissimo esempio di ciò: i suoi lavori di protesta contro l’omologazione dell’establishment sono ormai immediatamente riconoscibili nella mentalità collettiva. È spontanea l’associazione alla rivendicazione della libertà d’espressione, al pacifismo o all’unicità e poliedricità di ogni essere umano.

La street art, in questo modo, si pone in polemica più o meno aperta con l’élite e contro il mondo della conformazione, sia essa conformazione artistica (il mondo delle gallerie d’arte, ad esempio), morale o politica.

Seguendo questa evoluzione, ci si accorge facilmente che la urban art è un fenomeno ampio e vasto, che va dal mondo (meno consapevole ma sicuramente più a stretto contatto con le radici culturali del fenomeno) dei tag alle più consce rivendicazioni morali ed umane di un fenomeno che conta tra le sue fila anche capisaldi accettati dell’arte moderna come Banksy o Keith Haring.

E tornando alla domanda originale: è possibile darne una definizione unica? Forse no, ma forse l’unica cosa che sta dietro ai tag dei graffitari di periferia quanto alle opere di Banksy è la rivendicazione del diritto all’urgenza espressiva per se stessi quanto per il mondo intero.

Street Is Culture offre splendidi corsi sull’argomento, il cui scopo è insegnare ai ragazzi quest’arte in maniera funzionale ed espressiva!

Per ulteriori informazioni, contattaci al numero 3518531072 o scrivici all’indirizzo magid@streetisculture.com.

Nel vasto panorama degli sport urbani e delle forme d’arte che ne derivano, Street Is Culture si occupa anche di “blading“. Essa emerge come una disciplina affascinante che unisce abilità acrobatiche, creatività e stile personale. Anche se potrebbe non essere altrettanto famoso come il suo cugino più noto, lo skateboard, il blading ha guadagnato una base di appassionati devoti e sta attirando l’attenzione di un pubblico sempre più ampio. 

Il blading, anche noto come rollerblading o inline skating, ha avuto origine negli anni ’80 come una forma di trasporto alternativa e si è rapidamente evoluto in uno sport a sé stante. La chiave di volta del blading risiede nell’uso di pattini in linea, cioè montati su una fila di ruote allineate lungo la base del pattino. Questo design consente una maggiore agilità e un controllo superiore rispetto ai tradizionali pattini a quattro ruote.

Inizialmente, il blading era principalmente considerato uno sport da strada, utilizzato come mezzo di spostamento o per esercizio fisico. Con l’evolversi delle abilità e la crescente popolarità delle acrobazie su pattini, il blading si è trasformato in una vera e propria forma d’arte.

La tecnica del pattinaggio in linea presenta affascinanti somiglianze con quella del pattinaggio su ghiaccio, tuttavia, la presenza di un maggiore attrito influenza significativamente la velocità raggiungibile. Nel corso del tempo, le diverse specialità del pattinaggio in linea hanno contribuito a sviluppare una varietà di elementi tecnici, alcuni dei quali derivati dal pattinaggio su ghiaccio e dal pattinaggio a rotelle, mentre altri sono completamente innovativi. Nonostante queste differenze, esiste un nucleo tecnico di competenze fondamentali, condivise tra le varie discipline e abbastanza standardizzate, che ogni pattinatore in linea di buon livello dovrebbe possedere. 

Le principali tecniche includono spinte, curve, incroci in avanti, diverse modalità di frenata e arresto, pattinata e incroci all’indietro, transizioni avanti-indietro e viceversa, slalom in avanti e all’indietro su due piedi e su un piede, salti, nonché i famigerati “tre” esterni ed interni, e molto altro ancora.

È fondamentale comprendere che acquisire queste tecniche richiede un’attenta osservazione, la capacità di catturare gli aspetti essenziali dei movimenti, un sincero spirito di emulazione, una buona dose di sensibilità propriocettiva e, naturalmente, passione e perseveranza. L’arte del pattinaggio in linea va oltre la mera padronanza tecnica, poiché richiede un profondo coinvolgimento e un costante desiderio di miglioramento personale. Solo attraverso la dedizione e la continua pratica è possibile affinare queste tecniche e dare vita a movimenti fluidi e spettacolari che incarnano l’essenza stessa del pattinaggio in linea.

Una delle caratteristiche più affascinanti del blading è la sua natura altamente creativa. Gli skater sono liberi di esprimersi attraverso una varietà di movimenti fluidi, acrobazie audaci e sequenze coreografate. Questa libertà di espressione consente a ogni blader di sviluppare uno stile unico e personale. Alcuni potrebbero preferire trick veloci e dinamici, mentre altri potrebbero concentrarsi su movimenti più eleganti e fluidi. Il blading diventa quindi un mezzo attraverso il quale gli individui possono comunicare la propria personalità e prospettiva al mondo.

Come molte altre subculture, ha creato una forte comunità di appassionati che condividono una passione comune per questa disciplina. I blader si riuniscono per sessioni di pattinaggio, eventi e competizioni in tutto il mondo, creando uno spazio in cui possono condividere idee, ispirarsi a vicenda e collaborare su nuovi progetti.

Inoltre, l’avvento dei social media e delle piattaforme di condivisione video ha consentito ai blader di condividere le proprie acrobazie e creazioni artistiche con un pubblico globale. Questa esposizione ha amplificato la portata dell’arte del blading e ha permesso a nuovi talenti di emergere e ispirare altri.

Anche se può sembrare un’attività estremamente divertente e creativa, è importante sottolineare l’importanza della sicurezza e della responsabilità. L’uso di protezioni, come caschi, ginocchiere e gomitiere, è fondamentale per prevenire lesioni durante l’esecuzione di acrobazie e trick. Inoltre, i blader dovrebbero essere consapevoli dell’ambiente circostante e rispettare le regole della circolazione stradale quando si pattina in spazi pubblici.

Il blading è molto più di una semplice attività fisica o di svago – è un modo di esprimersi, di sfidare i limiti personali e di creare connessioni significative all’interno di una comunità appassionata. Attraverso le sue evoluzioni artistiche, ci invita a guardare oltre i confini tradizionali dello sport e a scoprire l’arte che può emergere quando l’abilità tecnica si fonde con la creatività personale. Quindi, la prossima volta che vedrete un gruppo di blader sfrecciare lungo la strada, prendetevi un momento per apprezzare l’arte e lo stile unici che si nascondono dietro ogni movimento audace!

Se desideri ulteriori informazioni, contattaci al numero 3518531072 o scrivici all’indirizzo magid@streetisculture.com.

-Carmen Diop

Rapping, DJing, turntablism: le discipline del nostro Music Box non sono mode effimere. La musica della strada è invece un caposaldo della cultura del ventesimo secolo.

Nella storia umana, la musica ha assunto innumerevoli funzioni. La musica cura, evoca, commemora, la musica è espressione immediata e potente di sé. Nella street culture, come in ogni controcultura, la questione assume sempre un accento identitario e comunitario: la musica diventa allora il posto dove rivendicare la propria libertà ed unicità, dove fondare la cultura condivisa su dei valori, degli stili comuni.

Quale miglior esempio dell’hip hop e del DJing per dimostrare tutto ciò? L’hip hop muove i suoi primi passi infatti nel cuore della cultura afroamericana della New York degli anni ’70, come rielaborazione in chiave moderna e urbana dei precedenti generi musicali afroamericani, quali il blues, il jazz, il dub e soprattutto il funk.

Assai più che un semplice genere musicale, l’hip hop è una cultura di strada a tutto tondo: comprende ad esempio il rapping, uno stile vocale ispirato alla tradizione dei “griot” dell’Africa occidentale, in rima o parlato, cadenzato in un serrato discorso ritmico; comprende il DJing (o turntablism), ovvero l’arte di creare musica selezionando e “remixando”, come in un collage sonoro, più campionamenti provenienti dalle più svariate fonti musicali, con tutto un campionario di tecniche e trucchi del mestiere come lo scratch; comprende i suoi specifici tipi di danza associati, come la breakdance; e le sue pratiche urbane correlate, come la street art.

Nel corso dei decenni la musica rap è diventata un fenomeno mainstream importantissimo, dove i rapper più famosi mettono assieme cifre da capogiro in termini di vendite e ascolti, dove la cultura in sé ha ampiamente superato le barriere di New York e dell’America stessa, essendo ormai conosciuta ed incessantemente emulata da tutto il resto del mondo. Ad oggi, la sua presenza centrale ed inamovibile in ogni anfratto della cultura pop (moda e cinema sono solo due esempi) è assolutamente innegabile.

Il DJing, poi, ha subito tutta una sua evoluzione parallela, sfociando nella musica disco e house fino a colonizzare e mescolarsi praticamente ogni ambito della musica elettronica moderna. Le tecniche della messa a tempo dei brani, che è in grado di imprimere continuità ed impeto alla selezione musicale di partenza, ha un campo di applicazione virtualmente infinito – così come le infinite possibilità di manipolazione del suono offerte dai moderni software di musica.

SIC è profondamente consapevole dell’importanza di tutto ciò per la cultura di strada, e per questo motivo ha incluso il Music Box tra le sue discipline.

Nel progetto Music Box, infatti, troverete diversi percorsi di gruppo attraverso i linguaggi della creatività musicale sviluppata in laboratori pratici.

Ci sono corsi specifici sul DJing, sul rapping (come potete vedere voi stessi sui video qua sotto!), sulla music production e non mancano nemmeno corsi di musicoterapia meditativa.

Per ulteriori informazioni sui corsi, contattaci al numero 3516734178 o scrivici all’indirizzo corsi@streetisculture.com.

 

-Francesco, UNIPA

Il laboratorio di urban art che si è svolto all’IPM di Pontremoli si è occupato in particolare della disciplina del writing, una delle quattro arti della cultura hip-hop.

L’insegnante, di nome Kevi, si è concentrato sul lato tecnico del writing, che consiste nello scrivere la propria firma, detta tag, nel modo più creativo ed artistico possibile anche grazie al supporto di sfondi particolari o vari personaggi dipinti sulle pareti.

L’altro lato della formazione consiste nell’approfondimento teorico e storico del movimento artistico e di come questo si coniughi con il suo impatto sociale. Vengono mostrate alla classe delle fotografie di artisti e di opere che hanno lasciato il segno nella memoria collettiva.

Il lato pratico infine, consiste nel riprodurre sui muri i disegni che vengono prima provati in classe sul foglio dagli allievi. Il corso è stato della durata di 96 ore e si è articolato in una lezione a settimana della durata di tre ore. L’età degli interessati varia dai 14 fino ai 20 anni.

Uno dei ricordi che Kevi apprezza particolarmente riguarda l’attività collettiva che fu svolta per un’opera dedicata alla lotta contro il razzismo.

Il writing, ma proprio tutta la cultura hip hop, ha da sempre interessato gli strati sociali che stanno solitamente al margine della società. D’altronde quest’arte nasce dentro il “ghetto” americano, dando la possibilità ai ragazzi di avere un’alternativa che non sia la strada, un obiettivo che riguardi anche la loro passione.

Soprattutto negli istituti penitenziari questa disciplina può aiutare a concentrare il proprio tempo in maniera differente e soprattutto costruttiva. Può essere utilizzata come una sorta di rivendicazione sociale.

L’emozione più grande per Kevi è sentirsi dire che qualcuno vorrebbe continuare a dipingere anche una volta fuori da lì. Come altre discipline, il writing è un momento di condivisione e di aggregazione importantissimo per la vita dei ragazzi all’interno dell’IPM.

Se desideri ulteriori informazioni, contattaci al numero 3518531072 o scrivici all’indirizzo magid@streetisculture.com.

Street is Culture è un’associazione che oltre a promuovere e diffondere la cultura e l’amore per delle discipline alternative, quali parkour, skateboarding, Blanding, BMX, Breaking, Streetbal e Djing, si occupa della riqualificazione di spazi urbani degradati. A questo proposito si parla di Street Art.

Quest’ultima infatti è una forma d’arte, per così dire “moderna” che si è diffusa maggiormente nell’ultimo decennio e che per sua definizione dev’essere realizzata in luoghi pubblici dove normalmente non verrebbero realizzate forme d’arte, come ad esempio muri o piazze.

In passato la Street Art nasce con il graffitismo negli anni Cinquanta ed era un movimento di protesta giovanile. Solo di recente è stata riconosciuta come forma d’arte a tutti gli effetti e quindi è stata valorizzata, differenziandosi dal graffitismo che invece è più concentrato sulle tecniche del writing.

Le opere di questo genere sono entrate a far parte della nostra quotidianità, riuscendo ad influenzare ed a creare tendenze. Grazie allo sviluppo dei social media questa diversa forma d’arte è diventata spesso “virale”, incontrando il consenso di milioni di persone in tutto il mondo che condividono in tempo reale sui loro profili i messaggi rappresentati.

Molto spesso gli artisti impregnano le loro opere di concetti, valori, messaggi di denuncia, in particolare contro le ingiustizie della società moderna.

La Street Art si caratterizza per l’utilizzo di diverse tecniche come la pittura, le applicazioni di materiali (piastrelle, adesivi), la vernice spray e la scultura in alcuni casi. I vari tipi di opere possono essere murales, pencil, sticker e poster.

Ogni forma d’arte è un modo di comunicare, e questo SIC lo sa bene, per questo incoraggia i ragazzi ad esprimersi attraverso lo sport e l’arte, attivando dei corsi volti all’aggregazione e al coinvolgimento di tutto il tessuto urbano.

Se desideri ulteriori informazioni, contattaci al numero 3516734178 o scrivici all’indirizzo corsi@streetisculture.com.

 

 

Venerdì 9 Giugno alle ore 19:00 si è svolto a Napoli, nel quartiere di Poggioreale, l’evento per l’inaugurazione del murales realizzato all’interno degli spazi dell’oratorio della Parrocchia Murialdo. Il corso appartenente al progetto Base Comune è promosso da Proodos società cooperativa sociale, Italiacamp e Street is Culture, ed è finanziato da Fondazione San Zeno, sulla quarta municipalità del Comune di Napoli, in particolare i quartieri di Gianturco, Poggioreale, San Lorenzo e Vicaria.

L’obiettivo del progetto è la formazione di una comunità educante, che punti a rafforzare competenze non convenzionali nei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni, attraverso l’interrelazione tra discipline della street culture e della STEAM.

L’inaugurazione del murales è avvenuta scoprendo il telo insieme, sia con gli attori del progetto che con le istituzioni locali. L’evento ha visto i ragazzi realizzare i disegni preparatori e poi i colori per il murales utilizzando le tecniche imparate durante il corso. L’opera di steet art è riuscita ad unire tutti, in segno di rigenerazione urbana, cambiamento, educazione e cultura. L’inaugurazione si è svolta a completamento del corso di street art e fotografia iniziato a febbraio di quest’anno.

Lo studio di grafica che ha tenuto il corso si chiama Mostera Studio. La realtà di Mostera è formata da un team di giovani creativi partenopei che hanno allineato le loro personali, pregresse e mutevoli competenze tecnico – creative. Gente mista, conosciutasi al Liceo Artistico “Umberto Boccioni” di Napoli con prosieguo di studi presso “Accademia di belle arti”, hanno sentito l’esigenza di creare un ambiente confortevole per equilibrare punti di vista, attitudini e skills intrinseche in ognuno di loro.

L’obiettivo del corso è quello di dare un’opportunità ai ragazzi di appassionarsi a qualcosa di costruttivo allontanandosi così dalla strada. L’idea del progetto è stata sviluppata prima su carta e poi in digitale ispirandosi ad elementi naturali, che potessero rappresentare al meglio i bambini della parrocchia.

All’inizio del corso è stata innanzitutto introdotta la storia dell’hiphop e del writing in generale, per poi passare allo studio del lettering e delle sue evoluzioni nel corso della storia. Quando i ragazzi si sono dimostrati autonomi nell’eseguire una bozza di lettering di base sono passati alla personalizzazione del loro stile, il che li ha resi sempre più diversi e particolari l’uno dall’altro. Sono state introdotte due tecniche famosissime nel mondo del writing: il 3D e l’ombra, completando così lo studio delle lettere e delle sue diverse forme.

Molta attenzione è stata data anche alla parte estetica, dedicandosi alla creazione di sfondi e disegni figurativi usati per abbellire e rendere ancora più completo il lettering. Mauro Carrella di “Mostera Studio” ha affermato che è stata un’emozione unica vedere in così poco tempo i ragazzi coinvolti e impegnati a dipingere e a stare insieme. L’evento oltre ad essere stato un momento di gioia da vivere tutti insieme ha significato speranza e tenacia da parte dei ragazzi che si impegnano con costanza per costruire il loro avvenire.

Se desideri ulteriori informazioni, contattaci al numero 3516734178 o scrivici all’indirizzo corsi@streetisculture.com.

Domenica 11 giugno, presso lo skatepark di San Giorgio, si è svolta la prima giornata di Homiesfest, un evento unico nel suo genere che mira a promuovere la cultura dello skateboard e a favorire la condivisione di spazi, idee e passioni tra giovani provenienti da diverse realtà. L’obiettivo principale è quello di creare un’atmosfera di aggregazione autentica e di supportare le politiche giovanili offrendo opportunità di crescita e di espressione.

Homiesfest, sostenuto dal Piano Giovani Rovereto, rappresenta un’occasione per vivere appieno la realtà giovanile, promuovendo l’inclusione e la libertà. Entusiasmante è la collaborazione con SIC che, grazie all’operato di Riccardo Zanirato, si muove per la prima volta in Trentino.

La prima giornata di Homiesfest è stata un vero successo, con una grande partecipazione di persone provenienti da Rovereto e da altre città. Ciò che ha reso l’evento ancora più speciale è stata la presenza di numerosi skater locali, ma anche di ragazzi che non fanno parte della scena dello skate. 

La giornata ha preso il via con un free skate aperto a tutti a partire dalle 16, permettendo a chiunque di provare questa disciplina. Nel frattempo, l’artista Sank Semak ha iniziato a creare il suo graffito sul muro dello skatepark, accompagnando l’intera giornata con la sua arte. Alle 17 è iniziato il contest, che ha coinvolto un gran numero di partecipanti, regalando emozioni forti fino alle 19:30, momento in cui si sono svolte le premiazioni.

Il graffito ha accompagnato l’evento in ogni suo momento, diventando un simbolo di Homiesfest.

 

Dopo le premiazioni, ha avuto inizio la festa, con cibo e bevande offerti dai ragazzi Dogali, mentre la Plebeians Crew ha curato il sound, con una line up funky e hip hop, creando un’atmosfera coinvolgente per tutti i presenti. La serata è stata semplicemente fantastica, con un’animata movida che si è protratta fino alle 22.

L’atmosfera vibrava di energia positiva e l’entusiasmo era palpabile in ogni momento.

Homiesfest non si ferma qui! Sono in programma altre due giornate imperdibili, il 2 luglio e il 3 settembre. Se sei un appassionato di skate contest, mostre d’arte, graffiti, workshop e vuoi vivere momenti indimenticabili, non puoi assolutamente mancare.

La partecipazione all’evento è gratuita, quindi non ci sono scuse per non unirti a noi! Ti aspettiamo per condividere insieme l’energia e la passione di Homiesfest!

Se desideri ulteriori informazioni, contattaci al numero 3516734178 o scrivici all’indirizzo corsi@streetisculture.com

-Carmen Diop

La strada è crescita

Street is Culture è sinonimo di crescita. Infatti con i suoi laboratori educativi basati sull’attività sportiva, ha spronato i ragazzi dell’USSM di Messina a mettersi in discussione e responsabilizzarsi.
L’esperienza è stata possibile grazie al finanziamento approvato dal Ministero della Giustizia, Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità e alla collaborazione con la direttrice Maria Palella e la Referente Ministeriale Irene D’Arrigo.
Tre le discipline coinvolte: Parkour, Breakdance e Urban Art.

 

Parkour con Simone Salvatore Radici

“Il processo di apprendimento è stato graduale, sempre in crescita, condiviso da tutti.”

 – Simone Salvatore Radici, istruttore di parkour.

Suddiviso in due o tre incontri settimanali, il corso di parkour ha ottenuto risultati molto positivi.
Ha stimolato i ragazzi a capire l’importanza dei rapporti interpersonali, sensibilizzandoli al rispetto delle regole e al sostegno reciproco.
Hanno superato ogni divergenza riuscendo a condividere un momento di svago e apprendimento di nuovi valori che Salvatore spera possano interiorizzare e tenere cari nel loro percorso di vita. 

 

Breakdance con Alessandra Occhino

“L’ultimo incontro che ho avuto con i ragazzi e gli educatori ha racchiuso per me tutto il senso dei nostri appuntamenti e della relazione che siamo riusciti ad instaurare, fatta di fiducia e di rispetto, fondamentali per potersi lasciar andare e uscire dalla zona di comfort.” 

Alessandra Occhino, istruttrice di breakdance.

Il laboratorio di breaking ha lasciato ad Alessandra un ricordo importante, fatto dello stupore e dell’impegno messo dai ragazzi in questa esperienza.
Prima di tutto nel lato sportivo e successivamente nell’interesse dimostrato verso la grande storia che si cela dietro a questa disciplina.
I ragazzi stessi si sono esposti, esprimendo opinioni talvolta contrastanti, che hanno portato alla condivisione di pensieri e dibattiti per nulla scontati, creando importanti momenti di crescita personale e sociale. 

 

Urban Art con Nicolò Amato

“Da parte dei ragazzi c’è stata una grandissima partecipazione e voglia di voler fare, di imparare.”

 – Nicolò Amato, istruttore di Urban Art.

Il murales intitolato “I Figli della Luna” è frutto del laboratorio di Urban Art, in cui le emozioni dei ragazzi hanno giocato un ruolo centrale.
Questi infatti si sono immedesimati in una fase lunare, quella che, nel momento della creazione dell’opera, rispecchiava maggiormente il loro stato d’animo.
L’insegnamento più grande è stato quindi quello di imparare, attraverso l’arte, a gestire le proprie emozioni, senza farsi trasportare dalle influenze esterne.
È stato fatto un lavoro di educazione emotiva, che ha portato ad una interazione notevole da parte dei ragazzi: si sono messi in gioco, hanno appreso l’importanza di riconoscere le proprie emozioni e a valorizzarle senza esserne schiavi.
L’esperienza ha impressionato positivamente Nicolò, per questo si augura di aver trasmesso valori che i giovani partecipanti coltiveranno in futuro.

 

Per maggiori informazioni sulla nostra offerta formativa, visita il nostro sito nella sezione “EDUCAZIONE” oppure contattaci ai seguenti recapiti:
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