Kendrick Lamar è uno dei nomi più influenti e conosciuti dell’hip hop di tutti i tempi: dischi come Good Kid M.A.A.D. City, Damn e soprattutto To Pimp A Butterfly possono legittimamente reclamare un posto nel canone dei più grandi essenziali della musica di questo secolo finora.
Ma da dove nasce questa stella dell’hip hop dell’ultimo decennio? Come in molti casi simili, la risposta è dalla strada.
Kendrick Lamar nasce a Compton, in California, nel 1987. Non un teppista, né un vandalo, ma uno studente modello, a cui piace scrivere storie, che lentamente diventano poesie, che lentamente diventano testi. Nasce così il suo primo nome d’arte, “K-Dot”.
Così, nel 2003, a 16 anni, Lamar fa uscire il suo primo mixtape, Y.H.N.I.C., che gli vale addirittura un contratto con la casa discografica indipendente Top Dawg Entertainment. Per otto anni continua a fare uscire mixtape ed accumula una piccola ma leale fanbase su internet, lavorando con artisti del calibro di Dr. Dre, Lil Wayne, Busta Rhymes, Drake.
Finalmente, nel 2010 Lamar si disfa di K-Dot e comincia a usare il suo vero nome, soprattutto per la pubblicazione del suo primo album, “section.80”. Il successo del disco gli vale un contratto con la Aftermath Entertainment, sotto le ali del leggendario Dr. Dre, insieme a 50 Cent ed Eminem.
Ora il bambino silenzioso che prendeva buoni voti a scuola è pronto per diventare una superstar, e il suo debutto con una major, “Good Kid, M.A.A.D. City”, è infatti un successo strepitoso. Lamar si mette a nudo, raccontando delle sue esperienze adolescenziali vissute nel difficile ambiente, invaso dalle gang, di Compton.
L’album vale a Lamar una fama planetaria, interviste da David Letterman, Jimmy Fallon, premi su MTV. Ma non è ancora niente rispetto a ciò che l’avrebbe atteso da là a qualche anno.
“To Pimp A Butterfly”, infatti, gli vale la definitiva consacrazione a mostro sacro del genere, con un concept album intelligente e proteiforme sull’America afroamericana. To Pimp A Butterfly mette a nudo i problemi, le contraddizioni, i conflitti e le speranze di una classe subalterna e, per estensione, di Kendrick stesso. L’album sarà un successo astronomico e sarà considerato dalla critica come uno dei dischi più importanti per capire la musica del ventunesimo secolo fino ad adesso.
Il disco è così straordinario che persino le sue outtakes, raccolte in “untitled unmastered”, sono rimaste delle hit accolte con estremo favore dalla critica.
Lamar decide di fare la storia del rap un’altra volta quando, col suo quarto disco, “Damn”, si aggiudica un premio Pulitzer per la musica, rendendolo non solo il primo a vincere un Pulitzer per un album hip hop, ma addirittura il primo artista a vincerlo per un disco non appartenente alla musica classica né al jazz.
Grazie a “Damn”, inoltre, Lamar riscuote sette candidature ai Grammy Awards 2018, subito dopo aver lavorato alla colonna sonora del film “Black Panther”.
Dopo qualche anno di pausa, infine, Lamar è tornato sulle scene con l’album doppio “Mr. Morale & The Big Steppers”, un complesso confessionale sui temi del suo percorso terapeutico, dei suoi traumi infantili ed adolescenziali, delle sue crisi di identità in un mondo sempre più frammentato come quello moderno.
Si tratta, in ultima analisi, di un artista prolifico quanto complesso, in grado di parlare efficacemente di temi politici e sociali quanto personali ed intimi. La poetica estremamente onesta e cristallina di Lamar e la portata della sua ambizione ne hanno fatto un faro di riferimento, un manifesto per l’intera scena hip-hop da più di dieci anni a questa parte.
SIC è ben al corrente della necessità per i ragazzi di avere modelli della cultura street, ma è anche convinta che le cose più belle accadano quando si prova ad essere noi stessi dei modelli per noi stessi. È per questo che non si limita a raccontarvi la storia dell’hip-hop, ma vi offre dei corsi appositi per imparare tutti i segreti dell’arte!
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