Oggi SIC vi presenta Anouck, istruttrice di Capoeira nell’IPM di Pontremoli!
Anouck Amatruda, è istruttrice di Capoeira nel carcere IPM di Pontremoli e a La Spezia, dove vive, insegna questa pratica ai bambini in una palestra. Parallelamente insegna inglese, lavora in uno studio dentistico e fa la guida turistica in estate. “Porto in giro la gente per circa 6/7 giorni con la bicicletta, oppure facciamo trekking o un mix tra i due, in tutto il mondo”.
“La Capoeira è sempre stato il mio sogno, oltre alla volontà di insegnare questa disciplina nel mio paese”.
Anouck scopre Street is Culture grazie alla responsabile della sua palestra, la quale partecipava a corsi di Hip-Hop. “Durante un’estate lei mi ha chiesto di sostituirla, io non vedevo l’ora! Ho sempre sognato di utilizzare la Capoeira per progetti sociali”.
La Capoeira nasce in Brasile ed è proprio qui che si svolgono dei progetti sociali soprattutto nelle favelas. Questi progetti utilizzano la Capoeira per reintegrare le persone, per lo più ragazzi che non hanno una famiglia a cui fare affidamento e che grazie a questa disciplina imparano a seguire delle regole e atteggiamenti di un certo tipo, come il rispetto. “Questa disciplina ti ristruttura, è un esperienza che ti segna in modo positivo”.
Anouck ha studiato design al Politecnico di Milano, ha lavorato nel settore per circa 10 anni. “Mentre studiavo ho scoperto la Capoeira, per caso, e rimasi folgorata dall’energia che questa disciplina trasmette. Da quel momento ho iniziato ad allenarmi quasi tutti i giorni”. Durante gli anni vissuti a Genova praticava le arti marziali, ma dopo il trasferimento a Milano non è riuscita a trovare un corso che le piacesse vicino alla sua abitazione. Poco dopo Anouck trova un corso di Capoeira a gennaio del 2009 ed è qui che entra in contatto con questa disciplina per la prima volta. “Mi ha proprio travolta, perché l’energia che c’è nella Capoeira è incredibile”.
Anouck ci spiega che la partecipazione in questa disciplina è fondamentale, la Capoeira si mescola al canto e al ballo, ma soprattutto è importante ascoltare la musica, perché “tutto si deve unire”.
“Durante la pandemia ho avuto la possibilità di insegnare Capoeira, non me lo sarei mai aspettata”.
Anouck inizia a lavorare con Street is Culture nell’ IPM di Pontremoli. Ci racconta che per le prime volte, entrare all’interno del carcere, le suscitava un senso di timore, ma “nonostante questi timori ho fatto la mia prima lezione come se niente fosse, volta dopo volta il timore è svanito, addirittura con alcune di loro ho instaurato un bel rapporto, mi sono affezionata a loro”.
Anouck ci racconta che a ogni lezione trova le ragazze diverse, all’inizio alla maggior parte di loro non interessa fare Capoeira, percepiva il fatto che fossero a lezione solo perché costrette; “questa è la prima difficoltà che ho trovato, ma io non voglio che, quando escono dall’IPM diventino istruttrici di Capoeira, ma che abbiano la voglia di fare ancora qualcosa”. Con il passare delle lezioni, ci racconta, le ragazze sono riuscite ad aprirsi con lei: “ho scoperto di avere a che fare con persone molto fragili e sensibili, con un passato difficile”.
In carcere però ci sono dei fattori che rovinano l’umore delle ragazze, molte volte le vede demotivate. “La musica unisce, quando esse scoprono di saper fare dei movimenti e di essere in grado di suonare gli strumenti sono contente di fare lezione”.
“Lavorare con i bambini è completamente diverso” dice Anouck. I bambini sono molto contenti e partecipano volentieri alle lezioni. “È gratificante vedere che i bambini vogliono continuare la lezione, questo non succede nel carcere”.
Abbiamo chiesto infine cosa fosse per Anouck la Capoeira: per lei questa disciplina è un momento di felicità, di liberazione ed espressione. È una disciplina che la fa stare bene fisicamente e soprattutto mentalmente, perché attraverso quei movimenti riesce a dimenticare i problemi e lasciare il mondo fuori. “Ho utilizzato questa disciplina come via di fuga da ogni cosa”.