Cos’è il parkour
Il parkour, originariamente chiamato “art du déplacement”, deriva dal francese parcours, che significa percorso o tragitto, ed è una disciplina fisica che consiste nel superare ostacoli urbani e naturali con agilità, velocità ed efficienza. Gli atleti, chiamati “traceurs”, utilizzano tecniche di corsa, salto, arrampicata e acrobazie per muoversi attraverso ambienti complessi; l’obiettivo principale è trovare il percorso più diretto e fluido da un punto A a un punto B, utilizzando solo il proprio corpo e l’ambiente circostante.
Origine ed evoluzione del parkour
Storia del parkour
Le radici di questo sport risalgono all’inizio del XX secolo, ispirate dai metodi di allenamento militare sviluppati dal marinaio francese Georges Hébert. Egli, affascinato dall’agilità e dalla forza fisica delle popolazioni indigene dell’Africa occidentale, sviluppò un sistema di allenamento chiamato “méthode naturelle”, metodo naturale. Questo sistema si basava su movimenti naturali come la corsa, il salto e l’arrampicata, che sarebbero poi diventati fondamentali in questa disciplina.
Il parkour moderno è nato ufficialmente negli anni ’80 in Francia, nella periferia di Lisses, un sobborgo di Parigi; i principali fondatori sono David Belle e Sébastien Foucan, insieme ad altri membri del loro gruppo originario chiamato “Yamakasi”. Belle era stato influenzato dal padre Raymond, prima soldato e poi pompiere, che era stato addestrato tramite il méthode naturelle di Hèbert, fu colui che iniziò a sviluppare le tecniche che oggi definiscono questo sport. Belle, insieme ai suoi amici, iniziò a esplorare gli ambienti urbani di Lisses, utilizzando muri, ringhiere e tetti come campi di allenamento; questo gruppo di giovani si concentrava sull’allenamento fisico e mentale, sviluppando forza, resistenza e capacità di superare la paura e i limiti personali.
La sua evoluzione
Negli anni ’90, il parkour iniziò a guadagnare popolarità al di fuori della Francia grazie ai video amatoriali condivisi su internet e alle apparizioni in programmi televisivi e film. Sébastien Foucan, in particolare, contribuì alla diffusione a livello internazionale di questo nuovo sport, introducendo il termine “freerunning” per descrivere uno stile più acrobatico e creativo.
Nel corso degli anni, questo sport si è evoluto in diverse varianti e stili, con un’enfasi crescente sulle competizioni e le esibizioni artistiche. Alcuni praticanti si sono concentrati sugli aspetti puramente funzionali, mantenendo l’obiettivo di superare gli ostacoli nel modo più efficiente possibile, altri hanno abbracciato il freerunning, che incorpora acrobazie, salti mortali e movimenti creativi.
Il parkour come sport urbano
Oggi, il parkour è riconosciuto come uno sport urbano che si pratica principalmente negli ambienti cittadini. Le città, con la loro abbondanza di muri, ringhiere, scale e altri ostacoli, offrono un terreno ideale per i traceurs; tuttavia, il parkour può essere praticato ovunque, anche in ambienti naturali come foreste e montagne.
Il parkour ha avuto un impatto significativo sulla cultura urbana, influenzando talvolta la progettazione degli spazi pubblici e ispirando una nuova generazione di atleti e artisti. Parchi e strutture appositamente progettati per questo sport sono stati creati in molte città, fornendo spazi sicuri per l’allenamento e la pratica.
Il parkour continua ad evolversi, influenzato dalle innovazioni tecniche e dalle nuove generazioni di praticanti. Mentre alcuni mantengono un focus sulla tradizione e sui principi originari di questa disciplina, altri esplorano nuove direzioni, incorporando elementi di danza, acrobatica e altre discipline sportive.
In conclusione, il parkour come sport urbano rappresenta una fusione unica di abilità fisiche, creatività e interazione con l’ambiente, e ha trasformato il modo in cui le persone percepiscono e utilizzano gli spazi urbani, promuovendo uno stile di vita attivo e un senso di comunità. Con il suo continuo sviluppo e l’espansione della sua pratica, il parkour continuerà a influenzare positivamente la cultura urbana e a ispirare nuove generazioni di atleti e appassionati.
Credits
Questo articolo è stato scritto da Alessandro Canepa, tirocinante presso Street is culture e studente del terzo anno di scienze della comunicazione all’Università di Genova.