Nel comune di Fara Novarese in provincia di Novara vive Alessio, un ragazzino di 13 anni che ha fatto dello sport una colonna portante della sua vita.
Per lungo tempo, Alessio ha coltivato una fervida passione per lo sport, esplorando un vasto panorama di discipline. Con il passare degli anni, il suo fervore lo ha condotto ad avvicinarsi al mondo urbano, dove ha scoperto un universo del tutto nuovo, popolato da discipline come il parkour e lo skate. Ed è proprio in questo momento che arriva in soccorso SIC (street is culture) per accogliere questa voglia di mettersi in gioco in un universo completamente nuovo e ancora, per lui, inesplorato.
Daniela, madre di Alessio, durante l’intervista ha voluto ribadire come l’attività sportiva abbia un valore immenso nella sfera fisiologica per incrementare le competenze motorie e migliorare lo stato di salute ma la sua attenzione principale è ricaduta sul beneficio che può recare al livello psicologico: “il movimento sta alla base dell’apprendimento e del cambiamento”.
Le attività proposte nella sfera urbana offrono uno stimolo ancora più forte e significativo per quanto riguarda la psiche e la formazione della persona.
Gli attimi prima dell’azione sono quelli in cui avviene la magia, il momento in cui la paura annebbia il cervello, cerca di fare capolino per bloccarti, per farti sentire in pericolo e soprattutto non pronto, non all’altezza di poterlo affrontare.
Si tratta di una sfida aperta con sé stessi, di un “conflitto” tra la paura di non farcela e il desiderio di battere questo stesso timore.
Per spiegare al meglio come queste discipline possono cambiare il modo di agire delle persone è necessario citare la teoria socio-cognitiva della Human Agency (Bandura, 1989) che riguarda la capacità dell’individuo di agire in modo attivo e trasformativo in quanto attore sociale all’interno di un contesto abitato da altri attori sociali, si traduce quindi nella facoltà di agire intenzionalmente per il raggiungimento delle proprie aspirazioni.
L’ansia aspecifica, generalizzata e costante, che molto spesso diventa la nostra stessa nemica, muta, perde la sua sovranità, divenendo un’ansia identificabile, contestualizzata e specifica grazie alla pratica di questi sport.
Le emozioni ritrovano la loro giusta dimensione, e se la regolazione emotiva avviene con successo l’individuo riuscirà a traslare le capacità acquisite tramite lo sport in tutti gli altri ambiti della vita.
Queste discipline sportive non si traducono soltanto in una ricerca di sensazioni ma possono gettare le basi per un futuro migliore, questa voglia intrinseca di superare i limiti autoimposti dalla paura rende questo stesso sport una palestra per la vita, per la propria crescita, rafforza la resilienza di chi lo pratica, la propria forza interiore ed è forse questo che rende questa disciplina estremamente affascinante?
In conclusione, affacciarsi a questo mondo “estremo” e fuori dalle righe in giovane età, come sta facendo Alessio, può essere un’opportunità per rafforzare fin da subito il proprio “io”, per riuscire a capire il valore della propria esistenza, per ritrovare una connessione nel qui e ora e riacquisire un dialogo interiore capace di far evolvere.