Oggi abbiamo deciso di presentarvi Paolo Fasciano, insegnante di capoeira, porta la sua disciplina al circo, in esibizioni a tema brasiliano e addirittura nei film!
Paolo ha 44 anni, è di Bari e in collaborazione con SIC porta avanti un progetto sociale all’interno di un IPM.
Conosciuto in capoeira come “contra mestre touro”, la sua passione comincia in età adolescenziale: circa 30 anni fa Paolo si avvicina alle arti marziali, scoprendo poi la capoeira.
“Al tempo non c’era l’accesso a Internet, infatti solo chi era stato in Brasile conosceva questa disciplina; i centri in Italia erano pochissimi, perciò andai in Brasile.”
Grazie ad un espansione poco sviluppata, Paolo riesce a fare di questa sua passione un lavoro, riuscendo a farlo conoscere a molte persone.
Paolo attualmente è responsabile in Italia del gruppo senzala Paris di capoeira e si dedica al cento per cento a questa disciplina.
Abbiamo chiesto a Paolo di parlarci della sua passione:
“Fin dall’epoca della schiavitù la capoeira è sempre stata associata alla libertà, per gli schiavi in Brasile era un modo per liberarsi, ha quindi proprio una caratteristica di unione, perché i gruppi di schiavi si incontravano e attraverso la capoeira, che è un rituale legato alla musica, riuscivano ad avere questo momento per stare assieme e alimentavano la loro cultura e la loro voglia di libertà”.
Paolo ci racconta che attraverso questi canti si possono rivivere queste sensazioni, la situazione sociale di rivincita e di aiuto reciproco è sempre presente.
Al fine di conoscere al meglio questa disciplina il nostro istruttore ha preso parte a progetti sociali in Brasile e Porto Rico portando nel territorio barese attività sociali, spesso indirizzate a bambini con difficoltà, operando in quartieri “difficili”, dando delle opportunità a chi non ne ha.
Tra i tanti progetti sociali di cui si fa carico, citiamo anche quello che porta avanti all’interno di un istituto penitenziario minorile. Per Paolo questa esperienza è stata molto densa, non è sicuramente una cosa che si fa tutti i giorni.
“Il primo approccio al carcere l’ho avuto qualche anno fa, ma solo per fare un’esibizione. Sicuramente è un momento che regala forti emozioni: vederlo dal vivo è ben diverso che vederlo in TV.
Poi è iniziato il progetto con SIC, ho accolto con entusiasmo questa proposta perché volevo farlo in primis per me, infatti è stato molto interessante. Ho imparato ad avere a che fare con ragazzi di un contesto sociale totalmente diverso e che portano nelle spalle un peso psicologico importante per la loro età.”
Paolo ci racconta di come ha diffuso la capoeira nell’IPM, ottenendo risultati incredibili: ci sono ragazzi che rinunciano ad un’ora libera pur di praticare questa disciplina!
“Grazie alla capoeira si sono aperti canali comunicativi con questi ragazzi; ognuno, chi per la danza chi per l’arte marziale, mostra interesse e ovviamente se c’è interesse c’è una comunicazione agevole”.
Quasi tutti gli allievi di Paolo hanno mostrato interesse prolungato nel tempo, regalando forti emozioni al nostro istruttore e a tutto il team di SIC.
La sua esperienza di ben 28 anni come istruttore non lascia spazio a incertezze sulla passione che ci mette verso questo ruolo.
“Inizialmente pensavo fosse solo insegnare ciò che so, ora mi rendo conto che il mio ruolo è ben più importante, ho dei ragazzi che mi vedono come una guida, come una speranza ed è un grande impegno continuare ad essere il loro punto di riferimento. Cerco sempre di integrare scuole e famiglia, penso sia una triade, cerco di far capire che queste tre non devono calpestarsi i piedi, ma devono collaborare in modo da creare un bel piano lavorativo”.