Palermo è una città ricca d’arte, riesce a travolgerti velocemente e ti cattura. Chiunque ha visitato o ha vissuto a Palermo è stato sicuramente affascinato dalla sua bellezza e da i suoi colori. La grandezza della street art, in particolar modo, nasce dall’esigenza di migliorare e valorizzare alcuni dei quartieri più antichi ma anche più degradati della città. Girando per le vie dei quartieri più famosi, ad oggi, abbiamo la possibilità di ammirare tantissimi murales che racchiudono dei significati profondi e tentano di lasciare un messaggio ben definito a chi li sta guardando.
Pensiamo al quartiere dell’Albergheria in prossimità del mercato di Ballarò. Qui si trovano alcuni tra i murales di maggior interesse artistico della città: “Fides” di Andrea Buglisi, “Faces are places” di Alessandro Bazan, “Viva Santa Rosalia” e “Benedetto Il Moro” di Igor Scalisi Palminteri. Fides raffigura un colibrì che solleva un macigno. Il messaggio che l’autore vuole trasmettere è che nulla è impossibile. Il colibrì rappresenta l’arte che riesce a cancellare con la sua forza creativa il degrado del quartiere e della città più in generale.
A pochi passi troviamo un altro murales, opera di Alessandro Bazan, che ha dipinto sullo schermo dell’ex arena Tukory proprietà della famiglia Vinti gestito dall’azienda Tommaso Piazza (che ha regalato tutti i colori) e si trova in corso Tukory 205 dal titolo: “Faces are places“. Il murales raffigura tanti volti quanti quelli dell’umanità e il messaggio dell’opera sembra apparire molto chiaro: siamo tanti siamo diversi e dobbiamo imparare a stare l’uno accanto all’altro.
Il murales dedicato a Santa Rosalia, patrona e protettrice della città è sicuramente una delle opere di street art più conosciute. Notiamo che le tre aureole rappresentano il mistero della trinità e il volto della santa è sorridente, dai tratti che ricordano lo stile dell’Art Noveau.
Nelle immediate vicinanze, in un campetto nel cuore del mercato storico di Ballarò c’è il murales di San Benedetto il Moro, il frate nero copatrono di Santa Rosalia. L’opera è stata realizzata su uno spiazzo oggi riqualificato, simbolo di integrazione razziale dove bambini di diverse etnie del quartiere giocano a calcio sotto lo sguardo del Santo, inteso come protezione.
Un altro omaggio rivolto alla “Santuzza” lo si può trovare a piazza Giovanni Meli, prima opera dello street artist palermitano Tvboy, nome d’arte di Salvatore Benintende, ribattezzato dai critici il “nuovo Bansky”. La prima volta che l’artista decide di lavorare sui muri della sua città natale, e lo fa scegliendo una piazzetta alle spalle della Vucciria. Nell’opera dedicata alla Santa protettrice di Palermo, possiamo notare i colori che ricordano proprio quelli del Palermo ed è rivisitata ispirandosi alla star del flamenco pop Rosalìa. L’artista gioca, come in tutte le sue provocazioni, con ironia sull’idolatria delle immagini, tra icone e culto nella società.
Ci distacchiamo dal centro della città per addentrarci nella periferia. Fuori dal centro storico, un quartiere in particolare si distingue per l’arte di strada : Il quartiere dello Sperone, caratterizzato da tanta povertà. Nasce, così, il progetto “Sperone 167”, che tenta di dar luce a tale zona attraverso l’arte di strada, che fornisce un po’ di colore e speranza nel grigiore degli edifici in cemento. I murales attirano anche l’attenzione sul punto focale. Ed è proprio questo l’obiettivo degli artisti. Perché le opere d’arte sulle facciate degli edifici attirano l’attenzione di più persone possibili. Di seguito alcuni dei murales del quartiere :
“Io sono te” e “Il gabbiano” sono due realizzazioni di di Igor Scalisi Palminteri. Il primo murales mostra un ragazzo con braccia e mani tese verso il cielo e piedi incrociati. Dietro le gambe, l’ombra del crocifisso. Ma lo sguardo del bambino non si lascia sottomettere. Il secondo, invece, vuole evidenziare il fatto che il quartiere è considerato uno dei più degradati e poveri della città di Palermo. “Abbi cura” può essere tradotto come “Attenzione!” ma anche come “Protezione personale”. L’opera tenta di dare speranza da un lato e di attirare l’attenzione sul quartiere dall’altro e sembra riuscire sempre di più con ognuno di questi murales.
Una terza opera di Igor Scalisi Palminteri è dedicata a Biagio Conte. Lo sguardo di fratel Biagio si rivolge verso l’intera città di Palermo. Questo è un luogo al quale Biagio Conte era legato e nel quale, circa trent’anni fa, aveva piantato una Croce: “Qui c’è bisogno di un segno di Cristo”, aveva detto il missionario. Questo murales dedicato alla memoria di Biagio Conte vuole essere un segno di gratitudine non solo per la grande opera da lui realizzata, ma soprattutto vuole ricordare il grande legame fra Biagio Conte e lo Sperone, cementato dalla presenza della Croce posta dal missionario laico proprio sotto l’edificio di viale Giuseppe Di Vittorio.
“Gridalo al mondo” è il titolo dell’opera di CHEKO nel quartiere. Dedicato alla guerra russo-ucraina. Il murales dovrebbe essere il contributo affinché questa e le guerre della vita quotidiana non vengano dimenticate troppo in fretta. L’opera mostra due bambini, Fatue e Andrea, che gridano la pace al mondo. Perché nel punto nevralgico di Sperone? Perché spesso il centro di ogni cambiamento si trovi proprio lì, nel cuore delle periferie e dei loro abitanti.
L’arte contemporanea diventa anche lo strumento per riappropriarsi di spazi pubblici e celebrare la memoria dei grandi protagonisti della lotta alla mafia. Ci sono vari murales dedicati, infatti, a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino omaggiando due grandi eroi che hanno portato avanti in prima persona, pagando con la propria vita, la lotta contro la mafia e la criminalità organizzata.
Nel quartiere della Cala, su una parete dell’Istituto Nautico Gioieni-Trabia, c’è il grande murales degli street artist siciliani Rosk e Loste dedicato a Falcone e Borsellino. Realizzato per volontà dell’associazione nazionale magistrati (in occasione del 25esimo anniversario della morte), il grande ritratto è ispirato al celebre scatto di Tony Gentile.
Anche TvBoy lascia un forte contributo tra i vicoli della città. Evidenziando il coraggio, la forza d’animo, la libertà che incoraggiavano questi uomini a combattere e che tutt’oggi sono grandissimi esempi di riferimento.
Un altro omaggio di Igor Scalisi Palminteri è dedicato a Giuseppe Puglisi, conosciuto anche come Padre “Pino” e si trova nel quartiere di Brancaccio. L’opera è stata realizzata nel maggio 2021 ed è in memoria del sacerdote beatificato e attivista antimafia del quartiere Brancaccio. Durante le sue prediche nella chiesa di San Gaetano a Brancaccio, don Pino criticava regolarmente Cosa Nostra e i suoi rappresentanti locali, tra cui i fratelli Graviano, che gestivano la famiglia mafiosa di Brancaccio.
Questo richiedeva un grande coraggio, poiché i rappresentanti della mafia erano spesso presenti durante le messe. Il messaggio che Palminteri voleva far arrivare agli altri è che Don Pino incarna il fuoco eterno del coraggio e ora è tornato nel luogo in cui, da prete, cercava di togliere i bambini dalla strada con il sorriso sulle labbra.
Infine, per concludere questo viaggio nell’arte di strada palermitana andremmo ad ammirare il grande capolavoro “La porta dei Giganti“, realizzata dall’artista palermitano Andrea Buglisi. L’opera ritrae Falcone che osserva la città dall’alto, con lo sguardo assorto ma rassicurante, quasi malinconico. È raffigurato dietro a un vetro blindato e una linea al centro del volto taglia la sua immagine in due parti: quella sotto è dipinta con tonalità marroni e quella di sopra con un verde sbiadito. Anche Paolo Borsellino è ritratto con la medesima tecnica, ma a differenza del suo compagno ha o sguardo fiero e fisso verso l’orizzonte e il sigaro in bocca.
Così si conclude questa sorta di tour tra i vicoli e i quartieri della città. Abbiamo visto alcuni tra i murales di maggiore impatto nella fantastica e caotica Palermo. Un’altra testimonianza di come le immagini abbiano un forte effetto nei confronti di chi le guarda e di come riescano a trasmettere importanti riflessioni e significative emozioni.
Credits
Questo articolo è stato scritto da Nicole Arena, tirocinante presso Street is culture e studentessa di Comunicazione pubblica e d’impresa presso l’Università degli studi di Palermo.