A San Giovanni la Punta, in provincia di Catania, vive Lorenzo Murabito, un giovane di 21 anni che ha fatto del longboard la sua passione e la sua ragione di vita. Fin da quando aveva 11 anni, Lorenzo ha iniziato a cavalcare le strade su una tavola, e da allora sono passati dieci intensi anni dedicati a questo sport.
Negli ultimi due anni, ha ampliato il suo repertorio sportivo avvicinandosi anche allo skateboard, sfruttando la sua esperienza nel longboard per padroneggiare rapidamente questa nuova sfida; va in rampa ad occhi chiusi e sa fare tutti i trick base che richiedono la supervisione di un insegnante. “Mi piacciono tutti gli sport a tavola”, confessa Lorenzo, che durante l’estate si sposta spesso per partecipare a eventi e competizioni.
La sua passione per il Longboard è nata per caso, guardando dei video su youtube quando era piccolo, ha convinto i suoi genitori a comprargli una tavola e ha iniziato a fare le discese vicino a casa sua. Nel tempo ha conosciuto sempre più persone e skater. “La cosa bella dello skate non è solo lo sport in se, è anche la skate family che si va a creare” mi spiega. Anche con i colleghi che vede una volta all’anno ha creato un rapporto di amicizia intenso, “È come se ci vedessimo tutti i giorni” sottolinea.
La sua sete di adrenalina alimenta la sua passione, Lorenzo è una persona molto dinamica a cui piace stare all’aria aperta, studia scienze e tecnologie agrarie all’università, gli piace l’outdor e tutti gli sport che gli gravitano intorno. Anche lui ha avuto le sue ispirazioni come l’intramontabile Tony Hawk, il più recente Diego poncelet o il tristemente defunto Josh Neuman che ha aiutato a far conoscere il longboadr a livello mondiale.
Essendo il longboard uno sport in sé abbastanza pericoloso, dove ci si lancia su una tavola in discese ripidissime e si raggiungono tranquillamente i 70 Kmh (il record mondiale è di 143) fondamentale è l’abilità di saper sgombrare la mente perché anche la più piccola distrazione può costare cara. Lorenzo a 17 anni si è girato il piede al contrario, episodio che gli è costato il ricovero in ospedale, ma che non gli ha fatto dubitare neanche per un attimo di perseguire la sua passione.
Quando gli chiedo cosa significhi per lui questo sport mi risponde: “È veramente tutto, è la base della mia vita. La tavola mi dà una sensazione di libertà inimmaginabile, mi sento come se stessi volando, nient’altro al mondo mi trasmette questa sensazione di libertà come fa il longboard” afferma con convinzione.
Già amatorialmente insegna skate a tanti bambini che vengono allo skatepark e si mostra molto entusiasta all’idea di iniziare il percorso da insegnante con SIC. Spesso trascura i suoi allenamenti per il piacere di insegnare ai bambini e ragazzi che vengono a chiedergli aiuto. Il suo obiettivo è quello di normalizzare lo skateboard come uno sport legittimo e positivo, allontanando i pregiudizi che lo circondano. “Mi piacerebbe divulgare il più possibile lo skateboard e fare sensibilizzazione per le nuove generazioni, riuscire a farli scollare dagli schermi e dedicarsi ad attività all’aperto in modo sano”, aggiunge.
Il suo desiderio è poter trasmettere qualcosa che a lui personalmente è mancato, avendo compiuto il suo percorso completamente da autodidatta, ascoltando le sue parole ho percepito la volontà di aiutare gli altri. “A me piacerebbe divulgare il più possibile lo skateboard far sensibilizzazione per le nuove generazioni, riuscire a farli scollare dagli schermi e dedicarsi ad attività all’aperto in modo sano” conclude.
Un importante aspetto dello skate è la necessità di avere una guida per evitare di farsi male, trattandosi di sport dove “Mettendo male un piede si può incorrere in seri problemi”, mi dice con serietà. Mi parla poi di ambienti degradati di Catania dove recentemente hanno costruito luoghi di aggregazione e skatepark, con la speranza di portare i ragazzi lontani dalle strade e dalla criminalità.
La cosa che più mi sorprende di questo ragazzo è la sua risposta quando gli chiedo di parlarmi della sua esperienza negativa nel praticare questo sport. Avendo intervistato e letto di altri che come lui praticano sport dove non è difficile contare le ossa rotte durante gli anni, mi sarei aspettato come ‘esperienza negativa’ un approfondimento sul piede girato di cui mi ha parlato in precedenza.
E invece no. Lorenzo mi risponde: “Quando mi alleno in una strada e quelli che abitano nella zona mi chiamano la municipale”. Poi mi spiega come i vigili si comportino in maniera garbata e una volta compreso quello che sta facendo lo lasciano tranquillo. Ciò che mi colpisce è vedere un ragazzo di 21 anni dispiacersi perché a volte viene visto come uno pseudo delinquente, mentre ciò che fa non è altro che inseguire il suo sogno e coltivare la sua passione, senza fare niente di illegale, senza danneggiare nessuno. Pensate che qualcuno chiamerebbe le forze dell’ordine per un ragazzo che sta troppe ore al parchetto a tirare calci a un pallone? Io no.
Il suo obiettivo è proprio quello di normalizzare lo skateboard e renderlo uno sport come tutti gli altri, incoraggiare chi si approccia a questa disciplina e seguirlo nella crescita.
“Lo skatebord alla fine dipende da te, sei tu che decidi se vuoi diventare bravo o vuoi diventare scarso, e a nessuno dovrebbe importare, basta che tu ti diverti” conclude con un sorriso.